Le pensioni in Russia

Le pensioni in Russia

Le condizioni nelle quali versano i pensionati russi difficilmente suscitano invidia. Secondo fonti ufficiali la spesa pensionistica cresce ogni anno, ma in pratica questo aumento viene completamente consumato dall’inflazione. Perché, dopo una vita di onesto lavoro a beneficio dell’economia della patria, gli anziani sono costretti a sopravvivere, a volte negando a loro stessi cibo e medicinali, in pratica “accantonati” sotto la soglia di povertà?

Cerchiamo di capire, quanto è vera l’affermazione del PFR (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) che in Russia non ci sono persone anziane in stato di povertà. L’assenza nelle regioni delle pensioni al di sotto della soglia di povertà non costituisce affatto indice dell’alto livello di qualità della vita dei pensionati russi. Bisogna prendere in considerazione il valore del minimo vitale della pensione. In caso in cui la pensione calcolata sia inferiore al minimo vitale, lo Stato integra la differenza. Pertanto, la pensione minima nel 2018 ammontava a 7.489 rubli (circa USD 115). Si considera che questo importo debba coprire le spese condominiali e le eventuali utenze domestiche, l’acquisto di prodotti dai prezzi in costante aumento, sebbene il paniere di un pensionato sia più modesto di quello di un lavoratore. E non parliamo dei tanti pensionati che hanno problemi di salute, a volte gravi, che hanno bisogno di farmaci costosi o di servizi medici a pagamento. Alcuni si vedono costretti a lasciare le loro case o appartamenti e trasferirsi in abitazioni più piccole per ridurre il costo delle utenze e tentare di arrangiarsi.

Le pensioni in Russia

Nel 2018, le autorità russe hanno aumentato le pensioni del 2,9%, il che è solo dello 0,7% più alto del tasso ufficiale di inflazione. In pratica, l’integrazione mensile sarà di soli 250 rubli (poco più di USD 3), con i quali i pensionati potranno acquistare un paio di pagnotte di pane e un pacchetto di kefir o latte in più, e poi saranno costretti, come prima, a «sopravvivere».

Tuttavia, le autorità amano e sanno come mettersi in una buona luce. Ancora prima dell’aumento, ne hanno parlato ripetutamente nell’arco di interi mesi come se fosse un loro esclusivo merito. Ma se guardiamo in faccia la verità, l’indicizzazione annuale delle pensioni è sancita dalla legge e l’integrazione al trattamento minimo non è un merito, ma una responsabilità dello Stato.

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Nel 2007, i funzionari russi hanno dichiarato che la pensione sarebbe stata pari al 40% dello stipendio (mancato guadagno a causa del pensionamento). Secondo i dati di Rosstat, in Russia lo stipendio medio nel III trimestre del 2018 era di 41.830 rubli, e l’importo medio delle pensioni era di 13.352 rubli, mentre il valore del minimo vitale nel paese era di 10.326 rubli pro-capite.

Tutte le riforme pensionistiche intraprese brillavano di grandi promesse, sebbene esse non abbiano mai cambiato la situazione e talvolta l’hanno perfino aggravata.

Vorrei ricordare in che modo veniva formata la pensione inizialmente: i datori di lavoro trasferivano il 22% di stipendi al PFR , di cui il 16% costituivano i premi assicurativi, i quali a loro volta venivano utilizzati per l’erogazione delle pensioni ai pensionati di oggi, mentre il 6% serviva per creare un fondo cumulativo, cioè i nostri stessi soldi sul nostro conto di pensionamento. Ma dal 2014 è stata stabilita la moratoria sulla parte cumulativa, tuttora in vigore. Sicuramente, ne saranno influenzati gli assegni pensionistici dei futuri pensionati, in quanto l’introduzione del «congelamento» e il successivo trasferimento dei fondi sul bilancio del PFR penalizzano la redditività della parte cumulativa, portandola quasi pari a zero oppure, tenendo conto del tasso di inflazione, addirittura al valore negativo.

Inoltre, nel 2015 è stato introdotto un sistema a punti per sostituire il sistema a capitalizzazione. Ora, alla semplice domanda «Di quale importo sarà la mia pensione?» non è più possibile ottenere una risposta esatta, in quanto l’importo della pensione viene presumibilmente calcolato per ogni singolo caso. Molti cittadini hanno avuto l’impressione di essere stati semplicemente ingannati, dal momento che i principi regolatori di questo sistema non sono chiari a nessuno. Approssimativamente, lo schema di calcolo è il seguente: alla parte base della pensione, che è inferiore a cinquemila rubli, vengono aggiunti certi punti, accumulati dal pensionato nel corso della sua vita lavorativa, dove un punto ha un certo valore economico.

Si ritiene che uno dei motivi principali dei bassi importi delle pensioni nel nostro paese fossero i salari bassi alla radice. Per dissipare questo mito, torniamo al sistema a punti, dove in realtà nulla dipende dall’operato del lavoratore. Neppure uno stipendio alto permette di accumulare più del massimo stabilito, cioè poco più di 8 punti. Inoltre, non è spiegato da nessuna parte su che base si stabilisca il valore di un punto, esso è semplicemente ordinato e viene indicizzato annualmente.

Lo Stato aveva esortato i cittadini ad investire nel sistema pensionistico, promettendo una vecchiaia confortevole con l’erogazione di ingenti pensioni, ma l’introduzione del nuovo sistema a punti ha spazzato via la fiducia della popolazione. A tal proposito, le «regole del gioco» cambieranno di nuovo, dal momento in cui le autorità si sono ripetutamente espresse sulla cancellazione del sistema a punti, quindi non è ancora dato di sapere sulla modalità di calcolo delle pensioni nel 2019 e nel 2020.

Come è noto, a causa di varie circostanze, molti pensionati, pur avendo raggiunto l’età pensionabile, scelgono di continuare la loro attività lavorativa. Lo Stato non voleva saperne di lasciarli in pace e ha imposto la moratoria sull’indicizzazione delle loro pensioni. Evidentemente, il governo è fiducioso sulla crescita dei redditi reali dei pensionati che lavorano.

Secondo le previsioni del Ministero dello Sviluppo Economico, la crescita economica del nostro Paese raggiungerà la media mondiale solo entro il 2035. Ma, naturalmente, intervenire sull’efficienza nella gestione dell’apparato governativo e dei processi economici, ridurre gli stipendi dei funzionari statali, tagliare budget delle spese militari non è affatto lo scenario di cui abbiamo bisogno. Al contrario, per garantire questa crescita economica si pianifica l’aumento del numero di lavoratori, il quale potrà essere parzialmente raggiunto aumentando l’età pensionabile — fino a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini. Questo è il motivo per cui il numero di pensionati entro il 2035 diminuirà di 7 milioni di persone (o del 23%), mentre, in assenza di una riforma, aumenterebbe di 5,4 milioni. Allo stesso tempo, l’aumento dell’età di pensionamento è accompagnato da un rapido calo dell’ammontare delle pensioni stesse – il rapporto tra le pensioni e il mancato guadagno sarà ridotto dall’attuale 35% al 22%. In questo caso, circa un quinto dei cittadini del Paese si ritroverà in perdita, in quanto i loro redditi saranno in netto calo rispetto agli altri.

Secondo le stesse previsioni, nei prossimi 20 anni le pensioni in Russia cresceranno di soli 2,5% (si tratta del potere d’acquisto). Pertanto, i contributi ricavati dall’aumento dell’età pensionabile non saranno nemmeno parzialmente destinati all’integrazione delle pensioni e il peso per la crescita dell’economia russa sarà sulle spalle dei pensionati attuali e futuri.

Inoltre, questa riforma solleva preoccupazioni tra i cittadini per la possibilità di completa abolizione delle pensioni dei pensionati che lavorano. Anche se molti esperti e il governo stanno cercando di dissipare queste «voci», appellando al diritto alla pensione, sancito dalla Costituzione.